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locomotiva
Locomotiva a vapore (1907)
locomotiva rocket

Rivoluzione industriale

 

La rivoluzione industriale è il processo di industrializzazione vissuto dall'Inghilterra alla fine del XVIII secolo, in seguito diffusasi ad altri Stati occidentali fino a coinvolgere ampie parti del mondo.

Per rivoluzione industriale si intende un processo di evoluzione economica che da un sistema agricolo-artigianale-commerciale porta ad un sistema industriale moderno caratterizzato dall'uso generalizzato di macchine azionate da energia meccanica e dall'utilizzo di nuove fonti energetiche come ad esempio il petrolio e l’elettricità.


La rivoluzione industriale può essere divisa in tre fasi: prima, seconda e terza rivoluzione industriale.
 

L’arco cronologico della prima rivoluzione industriale è solitamente compreso tra il 1760-1780 ed il 1860-1870 e prende avvio nel settore tessile (cotone), metallurgico (ferro) ed estrattivo (carbon fossile). Il nuovo sistema industriale, prevedeva l'impiego di operai che lavoravano all'interno delle fabbriche e la sostituzione delle fonti di energia rinnovabile (animali, vento e acqua) con energia non rinnovabile (carbone) che permise l'introduzione delle macchine a vapore usate nelle fabbriche nelle miniere e nel trasporto.

Questi cambiamenti ebbero notevoli ripercussioni sociali in quanto accompagnarono tutta una serie di profonde trasformazioni nell'economia e nella vita sociale. Con l’aumento demografico sorsero le città industriali, che si popolarono di artigiani e contadini che abbandonarono le campagne per lavorare nelle fabbriche dando origine al fenomeno dell'inurbamento, questo aumento demografico determino una maggiore domanda di prodotti.

La società si divise nettamente in 2 ceti:

 

  • Capitalisti (alto-borghesi ricchi, proprietari delle fabbriche)

  • Proletari (ricchi di prole, con bassi salari e privi di tutela nel rapporto di lavoro)


Si diffuse così il Lavoro infantile specialmente nelle fabbriche dove i piccoli per la loro minuta costituzione potevano infilarsi in spazi angusti e tra l’altro era meno dispendioso per il padrone pagare un bambino.
Giocò poi un ruolo determinante la potenza politica e militare degli inglesi, per mezzo della quale poterono imporre l’acquisto delle proprie merci ai paesi più deboli che controllavano, come l’India e l’Irlanda. Infine fu importante anche la mentalità favorevole dell’Inghilterra rispetto allo sviluppo economico, allo studio e alla progettazione di innovazioni tecnologiche.

Proprio grazie a questa mentalità si sviluppò l’industria chimica dando vita a sostanze utili per la lavorazione dei tessuti (candeggianti, coloranti e sgrassanti), del vetro, dei saponi.. in questo periodo il francese Lavoisier scopri la composizione chimica dell’aria (Azoto e Ossigeno) e dell’acqua (Ossigeno e Idrogeno). La scoperta dell’idrogeno, elemento infiammabile e più leggero dell’aria porto alla creazione degli aerostati.

 

Nel 1844 le comunicazioni diventarono più rapide grazie al telegrafo inventato da Samuel Morse che grazie a cavi elettrici trasmetteva segnali a distanza.

Già da allora si annunciava una nuova forma di energia, l’elettricità, per il momento pochissimo conosciuta e impiegata soprattutto per il divertimento di nobili e borghesi. Solo agli inizi del XIX secolo, l’invenzione della pila di Alessandro Volta, il primo apparecchio capace di produrre una corrente elettrica, aprì la strada all’utilizzazione dell’elettricità in campo industriale.

 

Nel frattempo in Europa nel 1873 ebbe inizio un periodo di crisi economica che durò più di vent’anni chiamato “grande depressione”. Questo era dovuto ad una sovrapproduzione nelle industrie lasciando la merce invenduta. L’economia europea si danneggia anche dal calo dei prezzi agricoli nel mercato:

dovuto alla rivoluzione dei trasporti che permette di importare cereali dalla Russia e dagli Stati Uniti, a prezzi molto bassi.

Per questo molti europei poveri sono costretti a emigrare: tra il 1870 e il 1900 ventuno milioni di europei migrarono al di là degli oceani (Stati Uniti, America Latina, Canada, Sudafrica, Australia..).

Negli Stati Uniti arrivarono emigranti da tutto il mondo con l’intenzione di migliorare il proprio stato economico. Non essendo facile per loro integrarsi in queste terre, si formarono delle comunità che tenevano unite le persone a seconda delle origini nazionali, costruendo in quelle nuove terre ambienti e atmosfere che assomigliassero il più possibile a quelli della patria (Little Italy, Chinatown, i Barrios latini…)

 

A causa della crisi molti governi, come quello italiano e quello americano, introdussero misure protezionistiche, imposero cioè forti dazi (tasse) sulle merci d’importazione perché non facessero concorrenza ai prodotti nazionali. Anche le industrie reagirono alla depressione. Per mantenere alti i profitti, formarono dei cartelli o trust che permettevano il controllo del mercato evitando la concorrenza tra le imprese. Proprio per questo imprese come la Breda (locomotive), la Pirelli e la FIAT si ingrandirono nel mercato.

 

Gli storici definiscono questo periodo, la seconda fase dello sviluppo dell’industria, l’inizio della seconda rivoluzione industriale (fra XIX e XX secolo). Caratteristiche evidenti di questa fase sono la fine del primato dell’Inghilterra e l’ascesa della Germania e degli Stati Uniti, inoltre si basa su due nuove forme di energia, l’elettricità e il petrolio.

Nonostante le crisi ricorrenti lo sviluppo industriale non si arrestò; si portò avanti la ricerca scientifica, siderurgica, chimica ed elettrica facendo notevoli progressi nella scienza e nella tecnica.

 

Tra l’eccezionale numero d’innovazioni di quei decenni c’è:

 

  • Il rinnovo del procedimento per la produzione dell’acciaio;

  • La costruzione: della prima centrale elettrica, della prima automobile, il primo autobus urbano;

  • La realizzazione: del primo film, della prima radiografia, del primo dirigibile, del primo volo aereo, della prima trasmissione radiofonica;

  • L’invenzione: del telefono, del frigorifero, del motore a combustione interna, della lampadina elettrica, della pellicola fotografica, della penna stilografica, della mitragliatrice automatica, della lavastoviglie, della Coca Cola, dei gas asfissianti per la guerra chimica, della macchina fotografica, dei primi coloranti e delle prime fibre sintetiche;

  • La scoperta: del bacillo della tubercolosi, della radioattività, del neurone, dell'elettrone, del ciclo della malaria, dei gruppi sanguigni.

     

La novità di questo periodo sta nell'inedita alleanza che si crea fra scienza, tecnica e industria. La ricerca scientifica è sempre più orientata verso le sue potenziali applicazioni industriali e sempre più spesso realizzata nei laboratori delle grandi imprese, che ne applicano sistematicamente i risultati alla produzione. A differenza dei decenni precedenti, gli inventori hanno per lo più solidi studi scientifici (sono matematici, ingegneri, biologi, chimici, fisici) e quelle di scienziato, tecnico, ricercatore diventano professioni altamente specializzate. Molti fra loro (Siemens, Edison, Bayer, Solvay, Dunlop, Bell) diventano capitani d'industria e personificano lo strettissimo legame fra scienza e industria.

 

Questa vera e propria rivoluzione tecnologica mette a disposizione in campo produttivo ed energetico (e anche medico, militare, della vita domestica, urbana e del tempo libero) una serie di macchine, di strumenti, di materiali, di fonti di energia nuovi che, a partire dagli ultimi decenni del secolo, consentono trasformazioni radicali nel mondo dell'industria ed esercitano un influsso di crescente consistenza sulle condizioni di vita delle donne e degli uomini dell'Occidente.

 

L’acciaio:

La sostituzione dell'acciaio al ferro è uno dei tratti principali della tecnologia degli ultimi decenni del XIX secolo. L'acciaio è duro, plastico, resistente alle percussioni e al logoramento, compatto e robusto; è una varietà superiore del ferro. I suoi pregi sono noti da tempo ma, fino alla metà del XIX secolo, i costi di produzione sono troppo elevati e ne limitano l'uso alle lame, alle armi e agli strumenti di precisione. Dagli ultimi decenni del XIX secolo, nuove tecniche di fabbricazione (metodo Bessemer e poi Gilchrist-Thomas) rendono possibile produrne grandi quantità a un prezzo relativamente modesto. Da allora, la produzione cresce rapidamente (dalle ottantamila tonnellate del 1850, ai 28 milioni del 1900) e l'acciaio viene utilizzato in modo crescente nei più svariati campi al posto del ferro (rotaie, navi, caldaie, automobili, aerei, cannoni, macchine industriali più leggere, precise, potenti che favoriscono processi di meccanizzazione, utensili domestici e di lavoro come martelli e chiodi), rendendo possibile la costruzione di grandi edifici, di grandi ponti, del simbolo forse più famoso di quegli anni, la Torre Eiffel, alta 300 metri e pesante 8000 tonnellate, costruita nel 1889 in occasione dell'Esposizione universale di Parigi.

 

La chimica:

I progressi della chimica, che come scienza moderna di solito si fa risalire al XVII-XVIII secolo, sono una componente fondamentale del nuovo sviluppo industriale. Anche per la chimica, i campi di applicazione sono i più vari: procedimenti chimici sono, infatti, alla base della produzione di carta, vetro, saponi, coloranti e fibre artificiali, cemento, esplosivi, gomma, ceramica, profumi, medicinali, concimi artificiali, reagenti chimici per svariate lavorazioni, metalli come l'alluminio. All'inizio del XX secolo, l'industria chimica è una presenza centrale nel panorama industriale, destinata a sviluppi sempre più vasti e complessi, tanto positivi (farmaci capaci di agire sui processi fisiologici) quanto terribili (i gas tossici utilizzati durante la Prima guerra mondiale, in Etiopia nel 1936, nei campi di sterminio nazisti e durante il conflitto Iran-Iraq del 1980-1988).

 

L'elettricità:

L'elettricità è una forma di distribuzione dell'energia prodotta da altre fonti come il vapore o l'acqua. È al centro della ricerca scientifica e ha un'eccezionale e veloce influenza sulle altre industrie. Solo dagli anni Ottanta dell'Ottocento, grazie ai contributi di numerosi scienziati e tecnici, diviene possibile immagazzinarla, trasmetterla a grandi distanze, distribuirla e utilizzarla per illuminare (la lampadina a filamento incandescente di Edison è del 1879), per riscaldare, per la locomozione, per costruire nuove macchine e una gran varietà di cose. Prodotta in quantità nelle grandi centrali (termoelettriche a vapore e poi idroelettriche) costruite negli ultimi decenni del secolo XIX, l'elettricità avvia profondi processi di trasformazione nell'industria e nella vita quotidiana. Dagli studi sull'elettricità nascono ad esempio il telefono, il fonografo, il telegrafo senza fili, la radio, il cinematografo.

 

Il petrolio e i motori:

L'invenzione del motore a combustione interna, applicato prima alle automobili e poi all'aeroplano, apre altri nuovi orizzonti. I primi motori a combustione interna funzionavano a gas e potevano essere applicati solo a macchine fisse, immobilizzate dalla necessaria vicinanza alla fonte di rifornimento. Solo negli anni Novanta, dopo molte sperimentazioni, questo ostacolo viene superato grazie all'impiego di combustibili liquidi. Il petrolio e i suoi derivati bruciano bene, producono il doppio del lavoro del carbone e occupano molto meno spazio, ma hanno costi di produzione assai più elevati. Gli esordi dell'automobile e, in generale, dei nuovi mezzi di trasporto sono lenti, ma sufficienti a dare impulso all'estrazione del petrolio (è del 1870 la fondazione della Standard Oil Company a opera di Rockefeller) che lentamente ma inesorabilmente nel corso del Novecento soppianterà il carbone, il combustibile della prima industrializzazione.

 

 

 

Anche l'organizzazione della produzione industriale è investita da importanti innovazioni volte a facilitare il flusso della produzione (nastri trasportatori, elevatori, montacarichi, sistemi di tubature e valvole) o ad aumentare la produttività del lavoro (macchinari che assicurano l'uniformità ai pezzi prodotti che devono poi essere assemblati). Tra i processi di riorganizzazione produttiva, il più importante riguarda però, nella grande fabbrica, l'utilizzo più razionale e scientifico dei lavoratori, teso ad abbassare i costi del lavoro e ad accrescerne la produttività, suddividendo il lavoro in attività specifiche.

L’ingegnere Frederick Winslow Taylor pubblica nel 1911 The principles of scientific management i cui principi sono destinati a un enorme successo. Secondo tali principi il metodo migliore, più economico ed efficiente per ottenere un prodotto, si basa sulla scomposizione delle varie fasi del ciclo produttivo in operazioni il più possibile elementari, scientificamente misurate e programmate e sull'attribuzione a ogni operaio di tali semplici, meccaniche e ripetitive operazioni.
Il taylorismo s'interseca con le innovazioni organizzative introdotte nel 1913 da Henry Ford nella sua industria automobilistica di Detroit. Ford riorganizza l'intero stabilimento attorno alla catena di montaggio, che unisce le diverse fasi del lavoro di assemblaggio dell'automobile portando i pezzi ai lavoratori, ciascuno dei quali, fermo al suo posto e sottoposto a un rigoroso controllo, si limita a eseguire una delle semplici operazioni che costituiscono il processo di produzione. La catena di montaggio riduce drasticamente i tempi e i costi unitari di produzione: il prezzo del modello T di Ford, “l'auto per tutti” come recita uno slogan pubblicitario, passa dai 950 dollari del 1908, quando è immessa sul mercato, ai 360 del 1917 e ai 290 del 1927, quando cessa la sua produzione.

La produzione in serie immette sul mercato una gran quantità di beni a basso costo e permette, nel corso del Novecento, il progressivo affermarsi di un nuovo immenso mercato di massa, non più limitato al cibo e al vestiario, ma esteso a beni durevoli (biciclette, automobili, macchine per scrivere e per cucire, elettrodomestici...). L'innovativo circuito fra produzione (di massa), mercato (di massa), consumo (di massa) avviene in stretta relazione con la crescita dei ceti medi, con l'aumento dei salari e degli stipendi (ovvero con la crescita delle capacità di acquisto di milioni di lavoratori e lavoratrici in precedenza esclusi dal consumo) e con l'ampliamento dei mercati interni connesso al fenomeno del crescente urbanesimo.

Fin dai suoi esordi, la produzione di massa modifica radicalmente anche il settore della distribuzione delle merci, per la tendenza delle imprese a controllare il mercato integrando produzione, distribuzione e vendita. Nelle città che continuano a crescere nascono vaste catene commerciali e grandi magazzini, si modificano le tecniche di vendita (vendita rateale), decolla la pubblicità che, insieme al cinematografo, comincia a diffondere nuovi modelli di consumo a livello di massa.

 

È dalla fine del secolo scorso che  si comincia a parlare di una nuova rivoluzione industriale, la terza, proprio per i profondi cambiamenti che essa ha portato nella vita e nel modo di lavorare delle persone.

Le novità di questa rivoluzione sono il calcolatore elettronico (Personal computer) e lo sviluppo su scala mondiale degli enormi e complessi sistemi di comunicazione (Internet).

Il primo calcolatore elettronico, costruito negli Stati Uniti nel 1946, funzionava per mezzo di 19 mila valvole collegate fra loro da mezzo milione di contatti saldati a mano ed era grande come una sala da ballo. Con la microelettronica si arrivò all’uso di circuiti integrati e poi di microprocessori che hanno permesso di ridurre le dimensioni, di aumentare la potenza, la velocità di calcolo e il numero di funzioni di queste macchine e tante altre, come i satelliti. Nel 1977 vengono messi in commercio i primi personal computer, apparecchi di piccole dimensioni, economici, per uso privato, che hanno subito una vasta diffusione. Insieme con il computer si sviluppano le due nuove tecnologie dell’informazione: quella informatica (per l’elaborazione elettronica dei dati) e quella telematica (per la loro trasmissione a distanza).

 

Con la microelettronica  molti apparecchi elettronici ed informatici diventano sempre più piccoli e di uso comune rivoluzionando anche le attività terziarie: i computer vengono oggi utilizzati per la scrittura, la gestione della contabilità, la riproduzione e trasmissione di testi, la realizzazione di video conferenze. La microelettronica ha anche fornito nuovi e più perfezionati strumenti per la sanità, come Tac o macchine per l’ecografia.

 

A partire dagli anni Sessanta appaiono i primi dispositivi elettronici capaci di concentrare enormi quantità di energia su spazi microscopici. Sono i laser che trovano applicazione in medicina per compiere  operazioni chirurgiche raffinatissime, nella meccanica di precisione, in campo militare, nella tecnica della registrazione e della  produzione dei suoni. Il compact disc (o CD), ad esempio, è un disco in materia plastica che viene «letto» da un laser. Basati sullo sviluppo della tecnologia elettronica sono anche tanti degli oggetti che ci sembra naturale avere nelle nostre case e nelle auto: televisori a colori, impianti HI-FI, telefonini ,radio, I-pod, navigatori satellitari e, naturalmente, il computer…

 

Il legame che il computer ha con la comunicazione è strettissimo tanto da farla diventare globale; negli anni Novanta del secolo scorso uno scienziato inglese che lavorava a Ginevra, Tim Berners-Lee, inventò e mise gratuitamente a disposizione del mondo il World Wide Web (cioè la grande ragnatela mondiale, sigla www), un sistema che permette di richiamare a video, una dopo l’altra, una serie di informazioni, «cliccando» una parola o un’immagine sullo schermo.

Fra il 1994 e il 1995 decolla Internet, la rete estesa a tutto il mondo di computer collegati fra loro.

Questa terz’ultima e attuale rivoluzione industriale o “informatica” è paragonabile a quella industriale del primo Ottocento. E Internet è paragonabile alle ferrovie: come  accadde con lo sviluppo dei trasporti su rotaia un secolo e mezzo fa, la rete diede un'enorme spinta ai commerci. Mentre le ferrovie ridussero le distanze tra i mercati, Internet le annullò.

 

Molto rilevante è  stata la scoperta del 1953: due scienziati di nome James Watson e Francis Crick basandosi sugli studi della ricercatrice Rosalind Franklin, riuscirono a individuare la struttura del DNA (o acido desossiribonucleico). Il DNA è la molecola della vita e dirige tutte le attività delle cellule. Questa molecola  si trova nel nucleo di ogni cellula, in cui sono contenute le informazioni che determinano le caratteristiche di ciascun essere individuo. Grazie a questo si sono fatti enormi passi avanti: l’ingegneria genetica è in grado, oltre che a isolare i geni, a modificarne la struttura e il patrimonio di informazioni in essi contenuto.  Oggi le applicazioni della biotecnologia interessano numerosi campi: dal settore agricolo (nuovi antiparassitari) a quello farmaceutico (vaccini, ormoni, nuovi tipi di enzimi). Essa  viene anche utlizzata dall’industria alimentare, alla costruzione di apparecchi biomedicali con nuovi materiali compatibili con l’organismo umano (stimolatori cardiaci).
 

Dal 1997, con una tecnica detta clonazione, è nata Dolly, una pecora riprodotta a partire dal nucleo (la parte che contiene il DNA) di una cellula di pecora adulta. Dolly è un clone, cioè una riproduzione fedele, una copia esatta della pecora donatrice del nucleo. Esperimenti come questo hanno suscitato inquietudine e polemiche nell’opinione pubblica mondiale. Qualcuno teme infatti che i tentativi di clonazione possano essere estesi anche agli esseri umani, con l’intento di produrre individui «selezionati» o addirittura una «razza superiore» pronta a dominare il resto del mondo. Perciò si stanno diffondendo leggi e regolamenti, conosciuti come bioetica, che vietano l’applicazione di tecniche di clonazione agli esseri umani.

 

Il DNA porta scritto – con uno speciale alfabeto biochimico di sole quattro lettere, incatenate a tre a tre in modo da formare «parole» o «frasi» tutte le istruzioni che servono per far funzionare le cellule. Leggere il DNA significa individuare l’ordine in cui si snodano, una dopo l’altra, i tre miliardi di «lettere» che compongono il genoma, vale a dire la sequenza dei geni propri della nostra specie. La decodifica del DNA, completata nel 2001, è un’impresa di straordinaria importanza per l’umanità e apre la via all’uso di tecniche rivoluzionarie nella diagnosi, nella prevenzione e nella cura di molte malattie.

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